Le origini
Tutto ha inizio il 12 ottobre 1881, quando i medunesi si mossero a difesa dell'autonomia della propria comunità.
È giusto però far notare che l’anno seguente, in occasione delle inondazioni, il medunese Giorgio Prosdocimo - figlio del più noto cav. Francesco Prosdocimo - istituì una “cucina economica” qui a Meduna, per i poveri e bisognosi. Nobile tentativo per far fronte alle condizioni di miseria in cui versavano il paese e i territori vicini.
La tradizione vuole che a mezzogiorno, pronta una minestra calda o qualche pietanza, fosse suonata una campana e così tutti sapevano che era l’ora della distribuzione di ciò che boiea (bolliva) in pentola.Forse in questo va ricercata l’origine del detto Meduna a boie, espressione che da decenni caratterizza il blasone popolare con cui gli abitanti dei dintorni hanno designato, deriso, canzonato (o invidiato) i medunesi.
La storia
Ma torniamo al 12 ottobre 1881, quando Meduna di Livenza fu interessata da una dimostrazione di protesta contro il Consiglio Comunale, composto prevalentemente da persone esterne al paese, per far annullare la deliberazione presa per la soppressione del Comune e l’annessione a quello di Motta di Livenza.
Dalla documentazione conservata nell’archivio Storico dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti di Venezia (Fondo Luigi Luzzatti) si scopre che fu un giovane Giorgio Prosdocimo, a promuovere la sommossa. E lo fece pure bene, tant’è che - almeno per quel che si disse - alla manifestazione partecipò tutto il paese, donne comprese, anzi, quest’ultime ancor più agguerrite dei maschi. Negli anni successivi vi furono reboanti racconti a riguardo, tanto che qualcuno disse addirittura che fu persino preso di peso il Prefetto, giunto a Meduna per sincerarsi sull’entità della protesta, e portato sopra il ponte di ferro gli fu detto: “È chiaro che per di qua il comune non passerà mai!”. Anticipando così di una trentina d'anni la costruzione del primo ponte.
Rispetto alla mensa per i bisognosi, l’ipotesi della protesta è maggiormente accreditata, infatti ben si accosta al coevo movimento di rivolta contadina, la boje appunto, scoppiato nel Polesine e nel Mantovano, che ebbe riflesso a livello nazionale. Ad ogni modo, tra fatti realmente accaduti e racconti che ne enfatizzano la realtà e infiammano i cuori, è certo che, fieri dell’autonomia preservata, i medunesi per anni ricordarono l’evento con una festa paesana che oggigiorno non esiste più, almeno fino ad oggi. Da qualche anno, infatti, Meduna ripropone i festeggiamenti de a boie, in alcune serate all'insegna del divertimento e della cucina tipica, nelle quali i protagonisti di allora – potendosi sedere con noi – con una punta di orgoglio ci ricorderebbero che libertà no l’è oro che la paga!